martedì 2 agosto 2016

Globalia: un romanzo distopico che ci mette in guardia

di Jean-Christophe Rufin
Edizioni e/o
pp. 448
Maggio 2016
disponibile anche in ebook

Cominciamo la lettura e abbiamo la sensazione di esserci imbattuti nell’ennesima utopia negativa. Conosciamo subito due personaggi protagonisti e assistiamo al loro tentativo di evadere da un mondo ormai intollerabile.
     Globalia si estende a macchie di leopardo su tutto l’emisfero settentrionale della Terra. Le città, i territori che la compongono sono situati sotto immense cupole trasparenti. È il mondo dei “fortunati”, dei ricchi; mentre al di fuori, nelle cosiddette non-zone, dilagano la barbarie e la povertà dei disperati, esclusi da ogni forma di benessere pianificato.
     Fin qui nulla di nuovo. Sembra proprio una variante poco originale del mondo futuro, con le sue incredibili deformazioni e mostruosità. Ma procedendo nella lettura, ci si accorge che l’utopia coinvolge in modo particolare, perché risulta fin troppo riconoscibile. A Globalia si trovano tutte le storture e le demenzialità di questo nostro mondo attuale e reale. Sono solo un tantino esasperate. I giovani si trovano ai margini, ritenuti praticamente degli esseri repellenti, in attesa di sbocciare, verso i settant’anni, per potersi inserire a tutto titolo nell’attività sociale vera e propria. Vige la perfetta democrazia, dove tutti hanno possibilità di esprimersi ma senza incidere sulla realtà sociale, che invece risulta pianificata dall’alto in modo occulto e inflessibile. Il pluralismo è perfetto, ma vuoto in se stesso. Il consumismo viene vissuto come una religione. La gente si occupa di cose futili, di vita comoda e del tutto sicura, di piaceri reclamizzati quotidianamente attraverso gli “schermi” (supertelevisori) onnipresenti. L’igiene e il salutismo trionfano come valori indiscutibili. In buona sostanza, la gente pensa di essere felice e fortunata, ma in realtà è povera di spirito, perfettamente ignorante, allontanata irrimediabilmente da ogni forma di cultura. I libri (ma questo non è un fattore originale) sono, come è ovvio, banditi. Tuttavia c’è un altro fattore, ben riconoscibile anche nel nostro mondo reale: per tenere in piedi il sistema, per dominare le masse, occorre creare dei nemici, rigorosamente esterni. Esiste, dunque, un Comitato della Coesione e della Sicurezza Sociale, il quale ha il compito di stroncare ogni dissidenza (che comunque non può nemmeno essere immaginata), ma soprattutto di creare e di gestire nemici che dall’esterno, dalle barbariche non-zone, penetrino nel mondo perfetto di Globalia a piazzare le loro bombe. Sono i terroristi, che indignano la popolazione e la rendono docile nel seguire le direttive che in modo ferreo, ma estremamente discreto, vengono impartite dai bicentenari governanti.
     È un mondo in realtà opprimente, del tutto piatto. Qualcuno se ne accorge, come i due giovani Kate e Bajkal che all’inizio, appunto, tentano la fuga per raggiungere le non-zone. In esse è presente la barbarie, trionfano miseria e sofferenza; ma gli spazi sono aperti, la natura è selvaggia e apre orizzonti nuovi, nell’imprevedibilità più totale.
     I due ragazzi vengono fermati, ma a poco a poco si troveranno al centro di un intrigo davvero pericoloso. Il manovratore è il vecchio Ron Altman, grande funzionario del regime. È un tipo assai originale, esercita il suo potere su Globalia con una sorta di perfetta malafede, sapendo cioè che tutto quel presunto benessere è finto, inutile, pianificato a tavolino, ma estremamente necessario.
     È senz’altro una lettura appassionante. La trama è complessa ma ben congegnata, ricca di colpi di scena, di situazioni dense di suspense. I personaggi sono credibili, ben delineati, come pure l’ambientazione. Dei due mondi, Globalia e quello delle non-zone, è il primo a risultare più originale, a suscitare la curiosità e la riflessione del lettore. L’altro segue più pedissequamente la maniera di tanta fantascienza del cosiddetto “dopobomba”, con i suoi derelitti che bruciano copertoni, si vestono da improvvisati guerrieri, vivono tra i rottami di un mondo che non c’è più.
     Jean-Christophe Rufin, medico, diplomatico, fondatore di Medici Senza Frontiere (ma anche noto e collaudato romanziere) ci regala, con Globalia, un’efficace riflessione su quelli che potrebbero essere gli sbocchi non tanto futuri di questa nostra società del XXI secolo. E lo fa con molta espressività narrativa, condita con viva drammaticità ma a tratti con un umorismo irresistibile, un po’ acido… alla Crozza, per intenderci.

Giuseppe Novellino

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