mercoledì 14 ottobre 2015

Il Gigante un racconto di Giorgio Barison

Sono lieto, finalmente, di pubblicare un contributo esterno. Si tratta del racconto Il Gigante scritto da Giorgio Barison, un ragazzo appassionato di libri e di storie. Nella semplicità di questo breve racconto c'è tutta la sensibilità di chi lo ha scritto. 
Buona lettura
i.b.

IL GIGANTE 


Il gigante rientra a casa con passi tristi della vita rabbiosa. Il gigante ha una moglie, che considera meno di un essere umano, esiste, ma non sa bene a quale fine. La moglie non  rientra nei piani del gigante. La moglie fa irritare il gigante. Il gigante si sente preso in giro, essere preso in gioco proprio da quell’essere inutile e ripugnante che è la sua consorte, “ deve fargliela pagare”, pensa tra sé e sé. Non c’è una ragione valida per tutto ciò, è il gigante senza ragione.
Riflette giusto pochi secondi. Non si accontenta di distruggere lei, soprattutto vuole distruggere tutti i suoi oggetti, tutte le cose a cui lei tiene molto, per primo il suo amuleto che tiene sempre al collo, tranne in pochi momenti, come quando è a cena.

Così poco prima di cena, quando l’amuleto era riposto sul comò della consorte e lei si trovava seduta lì accanto, lui le si avvicina con ferocia: “Su dammi il tuo amuleto, adesso!”, lei spaventata e intimorita non può fare a meno che obbedire. 
Proprio quando avviene la scena le due figlie entrano nella stanza, avendo sentito delle voci, si chiedono il perché di tutto.
Il gigante, in pochi secondi si trova dall’altra parte della casa, adesso il suo unico pensiero è distruggere l’amuleto, il più importante oggetto della moglie, l’unico ricordo dei suoi genitori, ormai defunti.
L’amuleto è fatto di un materiale molto resistente, il porfirio bluastro, il gigante cerca un martello molto pesante, il migliore che ha in casa. Trovatolo, pone l’amuleto sul suo tavolino basso e inizia a battere contro l’amuleto, Toc, tac, tuc, toc, così prosegue imperterrito a lungo, ancora Tic, toc, tuc, fino a quando dell’amuleto non rimane più nulla. I suoi colpi tuonano sonanti come i colpi dei fulmini di una tempesta di fine agosto.
La moglie e le due figlie sono rimaste nella stanza della madre e hanno ascoltato  timorate il suono rimbombare nelle loro orecchie. Il tempo si è fermato per sempre per alcuni istanti. Il tempo si ferma per loro, ma il gigante prosegue, per lui non esiste  futuro o presente, ma solo passato.
Dopo aver distrutto l’amuleto in numerosi pezzi, il gigante li raccoglie con perfidia in un fazzoletto di stoffa. Con il pezzo bianco torna dalla moglie, protetta dalle braccia delle  due figlie, con fare violento urla. “Cosa fai, piangi? Non fare la bambina! Ecco quello che rimane del tuo amuleto! Questo è quello che ti meriti e questa sarà  la tua fine!”.
Nessuno prova a rispondere a tali dure parole.
Il gigante dimentica. La moglie e le figlie no

3 commenti:

  1. La semplicità con cui è scritto questo racconto (una semplicità che definirei quasi naif) non nasconde la profondità dell'insegnamento. Anzi, direi che colpisce per questa sua diretta e scarna narrazione, che alla fine risulta efficace.

    Giuseppe Novellino

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    1. La ringrazio molto signor Novellino per le belle parole per il mio racconto.

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  2. Il Vostro racconto raccoglie in sé tutta l'essenza della fragilità umana e dimostra come un punto di vista introspettivo possa essere l'unico modo per rappresentare la crudità dei fatti che solo chi ha vissuto vicende simili può coglierne appieno l'essenza.
    Pasquale Baudaffi

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