Quando nel
maggio del 2014 ho incontrato per la prima volta Alina Rizzi e l’editore aveva
provato a chiederle se voleva che fossi io a presentare il suo libro, dato alle
stampe solo un mese prima, in un incontro che doveva ancora essere organizzato,
Alina aveva nicchiato. In quel frangente, il libro non lo avevo ancora letto.
Avevo letto la quarta di copertina e mi ero fatto un’idea leggendo forse il
primo racconto. Il fatto che l’autrice non sembrava troppo entusiasta nel farsi
presentare da me, non mi aveva disturbato, ma avevo pensato che l’autrice s’era
fatta l’idea che non sarei stato all’altezza di una prima presentazione di Bambino mio - quello che le madri non dicono. E le cose,
in un certo senso, stavano davvero così. Alina mi aveva confidato che stava
aspettando la risposta di una presentatrice, una psicologa o qualcosa del
genere.