martedì 8 aprile 2014

LA PIU' BELLA DEL BAGNO 46

C’era riuscita, era stata eletta la più bella del “Bagno 46”. Non importava a che costo. Le importava soltanto esserci riuscita. Mentre riceveva la corona di Miss Ondina  dalle mani della madrina del concorso le ronzava la testa come se l’avesse messa nel cavo d’un alveare. Le tartine rancide del buffet dopo la premiazione s’erano trasformate in gocce di miele. Era stato il giorno più felice della sua vita.

L’anno prima aveva partecipato allo stesso concorso di bellezza, ma non era neppure riuscita a piazzarsi tra le prime cinque, nonostante fosse più alta di tutte le altre partecipanti e nonostante la sinuosità delle sue curve fosse la più conturbante, non era salita sul podio. Quella volta, i giurati, non avevano apprezzato l’eccessiva disinvoltura della ragazza che aveva sfoderato, in modo eccessivamente superbo, tutte le sue armi di seduzione per una manifestazione circoscritta ad una piccola località balneare. L’avevano trovata certamente bella, ma un tantino volgare rispetto alle altre ragazze più modeste e simpatiche. Quanto ad Elena, non aver raggiunto la finalissima, era stato motivo di sconvolgimento. Considerava quel verdetto inaccettabile e dopo la premiazione volle chiederne ragione.
Un vecchio professore in pensione, che s’era prestato al gioco e che era stato nominato presidente della giura, vedendola così tanto risentita volle continuare a prenderla in giro:
«Vede signorina lei è davvero la più carina, ma purtroppo la sua abbronzatura lasciava un pochino a desiderare…troppo bianca signorina…troppo bianca…se avesse preso più di sole…ecco, forse…anzi sicuramente avrebbe vinto lei!»
Fu così che l’anno seguente, Elena decise di non arrivare impreparata all’appuntamento con il concorso del “Bagno 46”.  Già alle prime calde giornate d’aprile si sdraiava in giardino in costume e si ricopriva quasi integralmente di una crema abbronzante vischiosa e puzzolente; maggio e giugno fu lo stesso, nonostante gli impegni sempre più pressanti della maturità. Si portava i libri fuori e studiava sotto il sole battente. Terminati gli esami e conseguito il diploma, il mare l’aspettava. E se al concorso ci fosse stato ancora quel vecchio baggiano di professore gli avrebbe fatto vedere lei cos’era un’abbronzatura.
La prima volta che la ragazza si recò in spiaggia sembrava già una bella mulatta. Anche al mare però non rinunciò mai alle sue ore di abbronzatura forzata. La pelle le si era così tanto imbrunita da sembrare quella d’un dattero, eppure, nella sua giovinezza, nonostante l’epidermide fosse ormai diventata più simile al cuoio, quegli effetti non l’avevano resa meno bella. Andava somigliando sempre più ad una regina esotica, una Cleopatra in costume e ciabattine. Giunse il giorno del concorso e questa volta fu riconosciuta come la più bella di tutte. Per lei la felicità più grande.
Poi l’estate era terminata ed Elena iniziò a frequentare il primo anno d’Università. Una mattina si svegliò che aveva un fastidioso prurito alla scapola destra. Andò in bagno ed esaminò allo specchio quella parte del suo corpo. Una macchia blu, della circonferenza di cinque o sei centimetri, era apparsa intorno al piccolo disegno tribale che s’era fatta tatuare in occasione del suo diciottesimo compleanno. Alle estremità della macchia viola s’era formata come una piccola crosta che subito stillava sangue se grattata con un po’ d’energia. I suoi genitori, allarmati, la portarono immediatamente da un amico dermatologo che consigliò loro un ricovero ospedaliero per una serie d’esami d’accertamento.
In ospedale Elena, mentre era stesa a pancia sotto sul freddo piano metallico del macchinario, pensava a quella stupenda estate quando era riuscita a strappare il titolo di “Miss Ondina” alle concorrenti. Era il solo modo che aveva trovato per non pensare alla macchia viola. Qualche giorno dopo, nella sala d’aspetto del primario, Elena era silenziosa e non pensava più a nulla. Aveva paura. Il primario da lì a qualche minuto l’avrebbe chiamata dentro e l’avrebbe ricevuta insieme ai suoi genitori rivelandole l’esito degli accertamenti. Ancora una volta in sospeso. Ancora una volta ansiosa. Ancora una volta con le dita incrociate.
«Chissà, se l’anno prossimo ci sarà ancora il concorso?”» si chiese un attimo prima che la porta dello studio venisse spalancata. E mentre esitava, si persuase che ci sarebbe stato, che il concorso, quello, sarebbe stato organizzato come ogni anno…
           

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