I.B.
Fermati!
gridò la moglie.
Il
marito inchiodò in mezzo alla strada che serpeggiava tra le colline “Che c’è ?”
chiese confuso.
“Che
c’è ? Lo vedi quel cartello laggiù ?”
“Giusto,
e sai questa cosa significa ?” Non vedendo nessuna reazione sbottò “significa che
ci siamo persi, idiota! Non c’è nessun Poggio Peggio su questa maledetta
cartina!”
Gliela
gettò addosso stizzita. Lui guardò distratto il foglio spiegazzato e poi fissò attraverso
il parabrezza il sonnolento panorama estivo dell’entroterra romagnolo.
“Non
è colpa mia se il navigatore è andato in tilt ..”
“Mi
avevi detto che le mappe erano aggiornate e sarebbe stato un gioco da ragazzi arrivare
a Verucchio!”
Lui
parve riflettere. “Forse ho sbagliato all’ultimo bivio o a quello prima…”
“Sei
un deficiente! Dicevi che sarebbe stato un weekend rilassante. Non potevamo andare
a Rimini? E poi la mamma soffre questo caldo terribile…”
Lui
si voltò e vide la suocera obesa rossa in viso e ansante, costretta sul sedile posteriore
della Panda.
“Non
potevo prevedere che il condizionatore si sarebbe guastato…”
Lei
lo guardò disgustata. “Sei un incapace!. Guarda dove siamo finiti…. in mezzo al
nulla, neanche un cane a cui chiedere informazioni. A quest’ora potevamo essere
in spiaggia e mamma poteva riposarsi lo sai che soffre di ipertensione. Tu e le
tue gite culturali! A Verucchio c’è la rocca, il museo archeologico bla, bla, bla…”
“Ho
trovato un bellissimo hotel 4 stelle, una dimora del 1700 ristrutturata…”
interloquì lui timido
“La
cosa che avrebbe urgente bisogno di ristrutturazione è il tuo cervello” ribadì
lei acida.
Lui
sbuffò. “Insomma sto facendo del mio meglio, adesso vedrai che…”
Lei
non lo ascoltava più. Lo sguardo era fisso sul pendio che si ergeva a destra
della strada.
“Una
casa!” gridò.
“Come
?”
“Una
casa, là in alto!”
Lui
si sporse verso il sedile del passeggero e la vide. Una piccola costruzione
bianca spiccava nel verde uniforme della vegetazione collinare.
“Vado
a chiedere” disse lei aprendo di scatto la portiera ammaccata.
“Clotilde…
aspetta” ma già arrancava sulla salita erbosa con I tacchi a spillo che affondavano
nel terreno. A metà della salità udì dei grugniti soffocati e voltandosi vide
che la suocera, districatasi dall’abitacolo pandesco, arrancava verso di loro
sudando e sbuffando.
Si
ritrovarono tutti e tre nel piccolo spiazzo erboso davanti alla costruzione. Di
fianco stava un fienile malandato. Si guardarono attorno ansanti. Non c’era
nessuno in vista. L’aria vibrava solo per il pigro ronzio dei calabroni.
“Ehi
…c’è qualcuno ?” chiamò la moglie.
“Sembra
abbandonata” disse il marito.
“Cosa
dici, cretino? Non vedi come è tenuta bene?” disse lei, guardandosi intorno con
le mani piantate sui fianchi. “C’è qualcuno ?” a voce più alta.
Alcune
figure uscirono dalla porta spalancata del fienile. Indossavano cenciosi abiti
da contadini e cappellacci sgualciti. Ai piedi portavano per lo più scarponi
sfondati.
Poteva
anche essere una situazione normale. Potevano anche sembrare abbigliati come ci
si aspetterebbe da contadini che abitavano la zona, se si escludeva il fatto
che gli occhi erano pozzi vuoti, la pelle cascava a pezzi e emettevano versi
inarticolati. Protendevano mani a artiglio verso di loro, camminando in modo barcollante
e scoordinato.
“Oh…”
la moglie svenne tra le braccia del consorte. Lui sentì altri rumori alle
spalle e vide altre figure macilente scendere I gradini della veranda.
La
suocera emise uno strillo da forare I timpani. Lui la guardò, poi guardò lo zombie
più vicino e poi di nuovo la grassona. Non riusciva a decidere cosa fosse
peggio, poi stabilì che la suocera era senz’altro inarrivabile. Lasciò andare
la moglie che cadde mollemente sull’erba e fuggì verso l’auto.
Quando
fu sulla strada vide che il banchetto lassù era incominciato. Vide un
bambinetto nero e scheletrico addentare un polpaccio tornito della moglie. Urla
da maiale sgozzato arrivavano fino a lui trasportate dall’aria tersa. Nessun
non-morto si era preso la briga di seguirlo, del resto la provvista di carne
era abbondante, soprattutto grazie alla generosità della suocera.
Rimise
in moto l’auto e si avviò, dopo qualche chilometro vide una ragazza con abbigliamento
da escursionista che faceva l’autostop e accostò. Abbassò il finestrino.
“Serve
un passaggio ?”
“Devo
andare a Verucchio” disse lei sorridente. Aveva corti capelli biondi e lunghe gambe
abbronzate. “Fa un caldo oggi…”
“Stessa
destinazione, sali dai …”
“Grazie.
Se non sei pratico della zona, conosco una scorciatoia e in una ventina di
minuti arriviamo”
“Bene”
disse lui ricambiando il sorriso “per fortuna ti ho incontrata. Mi ero appena perso”.
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